Tre studi di ampie dimensioni, retrospettivi, hanno mostrato un’associazione tra inibitori della pompa protonica ed un’aumentata incidenza di fratture.
Uno studio di revisione, canadese, che ha preso in esame il periodo 1996-2004 ha mostrato un aumentato rischio di fratture dell’anca per le persone esposte agli inibitori della pompa protonica per 5 anni o più.
Dopo 7 anni o più di esposizione agli inibitori della pompa protonica il rischio di fratture dell’anca è aumentato ulteriormente ( OR=4.55; p=0.002 ).
Una revisione dei dati a partire dall’anno 2000, contenuti nel Danish National Hospital Discharge Registry, ha mostrato che l’esposizione, entro l’anno precedente, agli inibitori della pompa protonica era associato ad un aumentato rischio di fratture ed anche a un più grande rischio di frattura dell’anca ( OR=1.45 ).
In modo simile, uno studio statunitense che ha esaminato i dati, dal 1987 al 2003, dell’UK General Practice Database, ha identificato un aumento, statisticamente significativo, delle fratture dell’anca con l’esposizione agli inibitori della pompa protonica per più di 1 anno, ed ha anche trovato che il rischio aumenta con l’aumentare della durata della terapia e con la terapia ad alto dosaggio.
Questi studi sono osservazionali e sono pertanto soggetti a confondimento.
Ulteriori studi sono necessari per verificare e per meglio definire l’associazione.
Il meccanismo biologico sottostante a questa associazione non è noto. Una spiegazione potrebbe essere che l’assorbimento del calcio con la dieta dipende da un basso valore di pH nello stomaco, e poiché gli inibitori della pompa protonica sono potenti inibitori della secrezione acida da parte delle cellule parietali gastriche, la conseguenza è un innalzamento del pH.
E’anche possibile che altri fattori possano contribuire all’aumento del rischio di fratture.
Il TGA ( Therapeutic Goods Administration ) ha ricevuto solo due segnalazioni di associazione tra una frattura patologica e/o osteoporosi e l’esposizione a un inibitore della pompa protonica; in 1 caso l’inibitore della pompa protonica era il solo farmaco sospettato.
Questa bassa percentuale di segnalazione può riflettere un basso indice di sospetto clinico data l’alta prevalenza di fratture dell’anca in Australia e la comune prescrizione degli inibitori della pompa protonica.
Secondo l’ADRAC ( Adverse Drug Reactions Advisory Committee ) i medici dovrebbero prescrivere la più bassa dose efficace per le indicazioni riconosciute e periodicamente rivalutare i singoli casi per determinare la necessità di continuare la terapia con inibitori della pompa protonica.
Inoltre, i prescrittori dovrebbero essere consci del potenziale rischio cumulativo per i pazienti che assumono più di un medicinale noto aumentare il rischio di fratture. Questo rischio dovrebbe essere considerato anche quando si prescrivono farmaci concomitanti noti per aumentare il rischio di cadute. ( Xagena2009 )
Fonte: Australian Adverse Drug Reactions Bulletin, 2009
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