L’utilizzo su base off-label del fattore VII attivato ricombinante ( rFVIIa ) per trattare il sanguinamento minacciante la vita è stato associato all’aumento del rischio di complicanze tromboemboliche, ma servono dati da studi clinici controllati con placebo per valutare in modo corretto tale rischio.
Sono stati analizzati 35 studi randomizzati ( 26 studi coinvolgevano pazienti e 9 coinvolgevano volontari sani ) per determinare la frequenza degli eventi tromboembolici durante terapia con fattore VIIa e i dati sono stati uniti utilizzando modelli a effetti casuali per calcolare gli odds ratio.
Delle 4468 persone coinvolte ( 4119 pazienti e 349 volontari sani ), 498 sono andate incontro a eventi tromboembolici ( 11.1% ).
I tassi di eventi tromboembolici arteriosi tra tutti i 4468 partecipanti sono risultati più elevati tra quelli trattati con fattore VII attivato ricombinante che tra quelli trattati con placebo ( 5.5% vs 3.2%; P=0.003 ), mentre i tassi di eventi tromboembolici venosi sono risultati simili tra i 2 gruppi ( 5.3% vs 5.7% ).
Nel 2,9% delle persone trattate con fattore VII attivato ricombinante sono stati osservati eventi tromboembolici coronarici rispetto all’1.1% risocontrato nelle persone trattate con placebo ( P=0.002 ).
I tassi di eventi tromboembolici coronarici sono risultati più alti tra i soggetti trattati con fattore VII attivato ricombinante che tra quelli trattati con placebo, in particolare nelle persone di età uguale o superiore a 65 anni ( 9.0% vs 3.8%; P=0.003 ) e i tassi sono risultati particolarmente alti a partire dai 75 anni di età ( 10.8% vs 4.1%; P=0.02 ).
In conclusione, in un’ampia e rappresentativa coorte di persone arruolate in studi placebo-controllati sul fattore VII attivato ricombinante, il trattamento con alte dosi di tale fattore su una base off-label ha aumentato in modo significativo il rischio di eventi tromboembolici arteriosi ma non venosi, soprattutto tra gli anziani. ( Xagena2010 )
Levi M et al, N Engl J Med 2010; 363: 1791-1800
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