Ricercatori dell’University of Manchester in Gran Bretagna hanno compiuto una revisione ed una meta-analisi con l’obiettivo di valutare il rischio di infarto miocardico associato all’uso degli inibitori selettivi della cicloossigenasi-2 ( COX-2 ), noti anche come coxib.
La meta-analisi è stata effettuata su 55 studi clinici ed ha interessato 99.087 pazienti.
L’odds ratio pooled ( dati di tutti gli studi ) per il rischio di infarto miocardio per i coxib rispetto al placebo è stato pari a 1.46.
E’ stato osservato che Celecoxib ( Celebrex ), Rofecoxib ( Vioxx ), Etoricoxib ( Arcoxia ), Valdecoxib ( Bextra ), e Lumiracoxib ( Prexige ) erano associati ad un più alto rischio di infarto miocardico rispetto al placebo.
L’odds ratio pooled per i coxib, rispetto ad altri FANS ( farmaci antinfiammatori non-steroidei ), è stato pari a 1.45.
Rofecoxib è risultato associato ad un più alto rischio di infarto miocardico rispetto al Naprossene ( Synflex ) ( OR = 5.39 ), mentre il Valdecoxib presentava un più basso rischio rispetto al Diclofenac ( Voltaren ) ( OR= 0.14 ).
Non sono state riscontrate significative differenze nel rischio di infarto miocardico dai confronti head-to-head tra i coxib.
I dati dello studio hanno mostrato che gli inibitori selettivi COX-2 sono associati ad un maggior rischio di infarto miocardico quando confrontati con il placebo e gli antinfiammatori non-selettivi. ( Xagena2007 )
Chen LC, Ashcroft DM, Pharmacoepidemiol Drug Saf, 2007; 16: 762-772
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